0 1 aprile 2003
Ci sono certi giornalisti, peraltro dannatamente bravi e capaci, che quando devono scrivere a comando le veline (a scanso di equivoci con l’iniziale minuscola) somigliano in modo impressionante alle suocere delle barzellette. Invadenti, petulanti, bigodini in testa, talvolta con i baffi hanno una sola martellante ossessione. Quella di un noto cronista cittadino, che a onor del vero i bigodini non li ha, è relativa al presunto silenzio del Cardinale sui temi della pace e della guerra. Da settimane il cronista ha un solo obiettivo: denunciare la Chiesa di Bologna per il reato di favoreggiamento nei confronti degli Stati Uniti. Con una tattica che somiglia a quella di alcune procure nel reclutamento dei testimoni, il nostro le ha provate tutte: ha, per esempio, cercato di mettere i preti contro il loro pastore e attraverso la macchina del tempo ha recuperato dal passato frammenti di pensiero per arruolarli al suo servizio. L’ultimo tentativo, il nostro don Chisciotte, l’ha fatto a margine della messa di Pasqua celebrata dal Cardinale per i militari. Perché, si è chiesto angosciato, il Cardinale celebra la messa per i guerrafondai proprio in questo momento? Cosa c’è sotto? Scosso poi dalla presenza di due alte uniformi sull’altare il cronista, non trovando di che alimentare la sua ossessione, con la pazienza di un amanuense ha esaminato parola per parola omelia e letture alla disperata ricerca di una conferma che i bollettini della vittoria della coalizione anglo–americana in realtà li scrive l’Arcivescovo. Ovviamente non trovandola non gli resta che il grido di Michelangelo al suo Mosè: perché non parli? Confessiamo al lettore che, se non temessimo di cadere nella lesa maestà della libertà di disinformazione, il nostro grido a certe voci sarebbe diverso: “perché, almeno qualche volta, non state voi in silenzio?”.