0 1 gennaio 2002

Il matrimonio cristiano? Un'esperienza seria!

Negli ultimi giorni dell'anno sono stati pubblicati, per la gioia folcloristica di certi stakanovisti della Sala bianca, i dati relativi ai matrimoni celebrati in città: a Bologna nel 2001 le nozze civili (670, con un aumento di +93) hanno superato per la prima volta quelle religiose (fermatesi a quota 630, con una calo di -92). Sono numeri che fanno riflettere. Da una parte la scelta di sposarsi riconoscendo il valore costituzionale della famiglia (che è fondata sul matrimonio indipendentemente dal rito con il quale viene celebrato) rappresenta, fortunatamente, una barriera contro la moda dilagante delle convivenze che ci scandalizzano più per la loro irresponsabilità sociale piuttosto che per gli aspetti di carattere etico-morale. Non è interesse di nessuno, e tantomeno dei cattolici, che questa barriera ceda sotto il peso degli egoismi della cultura radicale e libertaria che punta a disgregare la famiglia contrapponendo ad essa unioni che di familiare non hanno nulla. Per questo non smetteremo mai da queste colonne di chiedere a tutte le istituzioni una politica per la famiglia non solo equa ma anche corretta sotto il profilo etimologico, una reale attuazione della Carta costituzionale, incentivi per la promozione della maternità, strumenti per aiutare la famiglia a sentirsi meno sola di fronte alle scelte non sempre facili che deve compiere. § Chiarito questo resta, in tutta la sua complessità, il problema del calo dei matrimoni religiosi. Perché le nozze in chiesa sembrano esercitare una minore attrattiva soprattutto tra i più giovani? La società secolarizzata, i modelli proposti dalla televisione e dai giornali, il calo demografico, l'arrivo di flussi immigratori di tradizioni diverse (basti pensare alla poligamia) sono cause reali ma non sufficienti a spiegare il fenomeno. C'è, accanto a questo, anche un deficit di educazione delle nuove generazioni all'interno della comunità cristiana, famiglie, comunità parrocchiali e associazioni. La verginità prematrimoniale, l'indissolubilità, la fedeltà sono parole che spaventano i ragazzi e li inducono spesso, inutile nasconderlo, a scelte opposte maturate all'interno della filosofia del e possibilmente senza sacrificio. Ma sarebbe un errore, per paura di perdere qualcuno per la strada, proporre un'idea monca del matrimonio cristiano, magari supportata da tecniche per vivere al meglio la sessualità piuttosto che il dialogo della coppia. I giovani, più o meno inconsciamente, capiscono, a volte meglio dei loro educatori, che il matrimonio cristiano è una cosa terribilmente seria, una scelta definitiva: ed è questo che li spinge a cercare strade in apparenza più comode (quando va bene le nozze in Comune) e meno vincolanti. In questa situazione noi non dobbiamo cadere nella tentazione di presentare il matrimonio come un evento con regole più o meno trasgredibili nell'illusione che con qualche via di uscita il matrimonio religioso possa risultare più affascinante . Le regole, non dimentichiamolo, ci sono e hanno un'efficacia vincolante. Piuttosto dobbiamo ritrovare la forza di comunicare, anche attraverso testimonianze concrete, la bellezza del matrimonio cristiano che non dipende, fortunatamente, dalla salute, dalla cucina con il forno a microonde, dal viaggio di nozze ai Caraibi, dal carattere degli sposi, dalla meditazione zen, ma dalla certezza affascinante che Dio c'è e accompagna ogni famiglia nella buona e nella cattiva sorte. § Di questa tradizione e di questa convinzione piuttosto che di un cristianesimo tiepido e pronto a fare sconti hanno bisogno i nostri figli per superare le loro e le nostre paure. Non sappiamo se questo potrà rovesciare le statistiche o riportare all'altare le giovani coppie che attualmente sembrano preferire la fascia tricolore: ma almeno avremo fatto il nostro dovere di adulti cristiani. Che è, essenzialmente, quello di trasmettere alle nuove generazioni l'esperienza cristiana così come l'abbiamo incontrata.