0 1 settembre 2002
Secondo notizie di agenzia il Presidente della Commissione Europea Romano Prodi rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulla campagna annunciata dal Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti per rendere obbligatorio il crocifisso nelle aule scolastiche ha affermato: “Io credo che sia una di quelle cose in cui occorre una grande libertà è anche la capacità di capire che cosa rappresenta per l’intera società. Difficile pensare di imporlo —ha concluso Prodi— difficile pensare di imporlo proprio perché ha un valore profondo”. § Parole sagge quelle del professore bolognese. Ma, forse inconsapevolmente, incomplete. § Chi aiuta oggi gli stranieri a comprendere che cosa rappresenta il crocifisso per la civiltà italiana e in che cosa consiste il suo valore? Non quelli che nei girotondi invocano il reato di lesa laicità alla sola idea di un crocifisso dentro la scuola; non i maestri del pensiero più preoccupati di non scontentare le tradizioni altrui che di difendere le proprie; non certi sindacalisti ancora abbarbicati allo statalismo più becero; ma neanche certi cattolici che nel generoso e dovuto esercizio della carità rischiano di dimenticare per primi chi sono e da dove vengono. § In queste condizioni, anche per chi come il presidente Prodi, è sicuramente convinto e consapevole del valore del crocifisso c’è un rischio dietro l’angolo: che per timore di ledere la libertà altrui (a cui peraltro si consente spesso e volentieri di ledere la nostra) si accetti di credere che il crocifisso non sia più un simbolo forte, come ha richiamato il Papa nei giorni scorsi, ma un semplice optional.