0 1 maggio 2001

Versi alla prova. Studenti italiani e stranieri cimentati nell’arte della poesia alla V edizione del concorso bolognese “Cara beltà”. «Un’esperienza elementare di conoscenza»

Esprimere se stessi attraverso la penna: destinazione finale «quella regione sconosciuta che sta tra l’io e la realtà». È questa la molla che ha spinto oltre duemila poeti in erba a partecipare (oltre cinquemila le opere pervenute, provenienti da 13 Paesi) alla V edizione del concorso internazionale di poesia “Cara beltà…” promosso dall’Associazione omonima, dal liceo Marcello Malpighi di Bologna, dal Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati e dal Centro di poesia contemporanea dell’Ateneo felsineo in collaborazione con Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, il Comune di Bologna e la Fondazione Carisbo. L’idea partì da alcuni studenti del liceo Malpighi, spinti dal desiderio di confrontare il risultato del proprio sforzo creativo con quello dei propri coetanei e di sottoporlo al giudizio e al suggerimento di chi - poeta o critico di professione - al lavoro sulla parola ha dedicato l’esistenza. Scriveva cinque anni fa Francesca citando Giovan Battista Vico: «L’obiettivo è provocare, tramite questa proposta, giovani talenti in grado di “donare alle cose inanimate senso e passione”». Dopo quei primi passi, riproposti anche da una tribuna insolita per la poesia come la trasmissione televisiva Roxy Bar condotta da Red Ronnie, il concorso oggi è già diventato una tradizione. «Ci proponiamo - spiega la coordinatrice Sabina Gerardi, insegnante di italiano al Malpighi - di dare voce a quella interiorità che nei giovani sembra emergere poco ma che è invece reale e desidera esprimersi». In questa prospettiva al concorso vero e proprio si sono affiancate altre iniziative: occasioni di confronto sul fare poetico, seminari per gli insegnanti sull’analisi del testo e gli incontri guidati sulla poesia del 900. “Cara beltà…” è aperto a studenti che frequentano la scuola media inferiore e la scuola media superiore in Italia e a studenti italiani e stranieri residenti all’estero. Tre le opere vincitrici per ciascuna categoria: ai primi arrivati va un premio di un milione di lire. Perché i ragazzi scrivono poesie? E perché le iscrivono a un concorso? Davide Rondoni, poeta, non ha dubbi. «È una questione di ascolto» dice. «Di qualcosa che urge dentro di sé e che cerca il proprio accordo e le ragioni del proprio discordare con quanto si ascolta fuori di sé. La poesia, infatti, nonostante tutte le riduzioni che professori, critici e gli stessi poeti tendono a volte a compiere, è un’esperienza elementare di conoscenza per partecipare al mistero dell’essere. Quel mistero che faceva sorgere le grandi domande leopardiane, il suo spavento per la bellezza, che faceva dire a Rimbaud “io è un altro” e che mette per caso o per miracolo in moto le parole, che è poi il movimento stesso della persona, quella sua integrale e-mozione, fatta di ragione, sentimento e libertà verso quel che avviene nel mondo e dentro di sé». Echi di queste suggestioni hanno fatto capolino, naturalmente, anche durante la cerimonia di premiazione svoltasi il 28 maggio presso la sala Stabat Mater dell’Archiginnasio alla presenza del professor Fabio Alberto Roversi Monaco, presidente della Fondazione Carisbo, con il titolo “Il cammino infinito della poesia”. Significativamente il compito di aprire la serata è toccato a Giuseppe Ungaretti che, in un video in bianco e nero di Rai Educational, con parole commoventi e attualissime, ha tratteggiato il Dna della poesia: quello di avvicinarsi, attraverso la parola, al segreto dell’uomo; il tentativo, in buona sostanza, di ritrovare nei versi l’autenticità della persona umana. Poi, inframmezzato dai brani musicali della tradizione popolare, il valzer delle premiazioni. Categoria estero: vincitrice la praghese Diana Pavlova con Il treno diretto verso la prosperità di consumo. Categoria scuola media: Francesco Giancane di Monteroni di Lecce con 17987. Categoria superiori: Dario Dall’Agata di Funo di Argelato (nel bolognese) con Torpore e infermità. Davide Rondoni, conduttore della serata, stuzzica i giovani poeti, valorizza gli sforzi creativi, dà suggerimenti. Alcune studentesse del Malpighi leggono le opere selezionate dalla giuria, presieduta dall’italianista Ezio Raimondi. Tra le tante emozioni colpisce l’essenzialità della poesia Imitazioni, seconda classificata, scritta da Elena Bagnoli, una ragazzina di seconda media di Desio: «Lo vedi anche tu/ il cielo che imita/ un gioco, una scacchiera,/ un rebus di linee infinite che si abbracciano,/ s’incrociano e scompaiono?/ La vedi anche tu/ questa immensa domanda/ sospesa, lo senti/ il suo respiro lontano?». Rime acerbe, forse, ma sicuramente suggestive, che spingono Elena Ugolini, preside del liceo Malpighi, ad affermare che il segreto della poesia è «nelle facce e nella vita dei ragazzi che si sono cimentati con parole solo apparentemente più grandi di loro». Chissà se tra di loro ci sarà l’imprevisto di un nuovo Montale.