1 1 novembre 2002

Europa i cinque principi di Biffi

Cinque princìpi per aiutare il vecchio continente a trovare una nuova anima. Li ha indicati il cardinale Giacomo Biffi che, insieme ad Ernesto Galli della Loggia e al sociologo Ivo Colozzi, ha partecipato ieri pomeriggio a Bologna al convegno promosso dal Centro culturale “Enrico Manfredini” sul tema “L’Europa che vogliamo”. L’arcivescovo di Bologna è partito da lontano rievocando il Natale dell’anno 800, quando il Papa Leone III incoronò imperatore romano il re dei Franchi, conferendogli un’autorità almeno intenzionale su tutti i popoli di qua e di là dal Reno. “La prospettiva morale e politica nata allora” ha ricordato il cardinale “è stata così vitale e così forte nelle coscienze comuni, che noi la ritroviamo vagheggiata ed esaltata ancora cinque secoli dopo nel canto sublime e vigoroso dell’Alighieri. Chissà se tra cinque secoli comparirà qualche grande poeta a inneggiare allo storico traguardo dell’euro?”. “Non illudiamoci” ha aggiunto Biffi “che l’esperienza del Sacro Romano Impero possa essere ripetuta, neppure in maniera lontanamente analogica. L’Europa ha conosciuto nel frattempo due profonde lacerazioni spirituali. Nel secolo XVI la Riforma protestante e lo strappo della Chiesa Anglicana hanno spezzato il legame più forte che connetteva le diverse genti e le diverse mentalità, quello dell’appartenenza ecclesiale. E nel secolo XVIII la rivoluzione culturale illuministica, propagandata dalla Rivoluzione Francese e dalle imprese napoleoniche, ha scavato un solco praticamente incolmabile tra la visione del mondo dei credenti e quella dei non credenti”. Riflettendo sull’oggi Biffi ha annotato che “l’Europa nascerà senza dubbio sotto la spinta di impulsi funzionali di natura prevalentemente economica. Ma potrà sussistere a lungo, solo se al suo ‘corpo’ di regolamenti, tabelle, organismi direttivi, attuazioni monetarie, strutture politiche, sarà data anche un’ “anima”: vale a dire, un patrimonio di princìpi incontestabilmente riconosciuti e di concezioni comuni”. A cominciare dal primato dell’uomo, dal principio di solidarietà, in virtù del quale “lo Stato potrà e dovrà intervenire a salvaguardare l’uomo nelle sue concrete dimensioni di vita individuale, familiare, associativa, anche correggendo le eventuali deviazioni dei comportamenti e sbloccando i meccanismi inceppati” e da quello di sussidiarietà (“la così detta “sussidiarietà” verticale”, non basta. Anzi, se lasciata sola, potrebbe dar vita a una specie di “statalismo ravvicinato”, che potrebbe risultare in concreto più intrigante e oppressivo”). Il quarto principio è quello della laicità dello stato che non può essere “confessionale” in nessun senso: “non in senso religioso (per esempio, cattolico, ebraico, musulmano); non in senso scientistico o materialistico; non in senso laicistico”. “Non ci potranno quindi essere ‘religioni di Stato’” ha osservato Biffi. “Il che però non vuol dire che si possa contestare o anche solo ignorare il fatto che il cattolicesimo è la religione storica del popolo italiano e la fonte preponderante della sua identità nazionale”. L’ultimo principio è quello della libertà effettiva delle persone e delle aggregazioni alle quali deve essere “garantita la concreta possibilità di esistere con pienezza nella identità prescelta; di proporre agli altri le proprie convinzioni, di educare secondo il proprio ‘credo’; di fare esperienza di vita associata in coerenza con la loro matrice ideale e le loro tradizioni”. Secondo Biffi questi princìpi sono da ritenere inderogabili “se non si vuole che l’Europa si riduca ben presto a un puro spazio geografico, senza contenuti ideali e senza identità; uno spazio da offrire senza regolamentazione alle invasioni più eterogenee e meno integrabili”. Quale potrà essere l’apporto specifico dei cristiani nella nuova Europa? “Al relativismo scettico” ha affermato il cardinale “opporranno la forza intrinseca della verità salvifica; all’eclissi della ragione risponderanno con l’intelligenza illuminata dalla fede; nel campo più specificamente etico il mondo cattolico è chiamato a tener deste entro la comunità di popoli che sta faticosamente compaginandosi, le antiche verità esistenziali insegnateci dal Vangelo, circa l’istituto del matrimonio, la realtà fondamentale della famiglia, il principio della sacralità e della intangibilità della vita umana innocente”.