0 1 novembre 2001

Cattolici e modernità: perché è preferibile essere «casa e Chiesa»

«Non è mica casa e chiesa». Lo slogan promozionale di un noto settimanale italiano, che fino a poco tempo fa era orgoglioso di far sapere ai suoi lettori di essere in vendita «all'uscita della tua chiesa», fotografa con l'essenzialità folgorante di uno spot, le difficoltà in cui si muovono oggi i cattolici di fronte alle sfide di un mondo che cambia: più che dall'essere «segno dei tempi» la cristianità sembra attirata da tutte le strade, anche le più impervie, che le consentano di essere all' «altezza dei tempi». § C'è, diffuso più di quanto si creda, una sorta di timore reverenziale nei confronti della propria storia, delle proprie radici, della propria identità: una paura trasversale che afferra molti di noi di fronte al solo sospetto di bigottismo. Si cerca giustamente di liberarsi dalle forme più retrive di clericalismo: ma contemporaneamente, gettando via il bambino insieme all'acqua sporca, ci si allontana dai «fondamentali» storici, teologici e sociali della nostra tradizione in uno sforzo di mimetismo incomprensibile anche alla maggior parte degli osservatori laici e non credenti (per non parlare degli islamici). § Ma, soprattutto, si punta a rincorrere la modernità affrontando gli avvenimenti che essa propone a prescindere (quando va bene) dalla propria tradizione. Con preoccupanti ricadute concrete: si incoraggia l'equiparazione tra famiglia naturale e unioni omosessuali; si assolvono le aberrazioni della ricerca genetica; si partecipa ai talk-show per parlare di quello che la tv vuole; si concorda (magari sottovoce) con il vetero statalismo di qualche partito o sindacato; con l'entusiasmo dei neofiti si studiano e si propagandano i manuali «no logo» più di quanto facciano gli stessi anti-globalizzatori. § Ma i pedaggi da pagare per essere «politically correct» non finiscono qui. Sta cambiando anche il rapporto con i propri vescovi: se una volta il magistero era il punto di riferimento per tutta la comunità (che non esitava in caso di necessità a stringersi attorno al proprio pastore) oggi una parte di essa, quella che abita nelle torri d'avorio e fatica ad avere un rapporto con la realtà, non solo dà le pagelle al vescovo (quasi fosse un calciatore) all'indomani di ogni suo discorso ma quasi sembra aspettarsi che il pastore chieda a loro il permesso di intervenire. § Se abbiamo tentato di descrivere per sommi capi una certa situazione non lo abbiamo fatto per amore di catastrofismo. Al contrario. Noi siamo convinti che la maggioranza dei cattolici abbia ancora profondamente radicata la convinzione che la Chiesa non ha bisogno di legare la propria evoluzione agli aggiornamenti imposti dalla cronaca. Se questo è vero è importante ricordare a tutti che il rapporto con la modernità non lo si risolve uscendo dalla casa e dalla Chiesa, ma stando nella casa e nella Chiesa con la propria faccia, che è quella di cattolici secondo il tutto e non secondo il guru di turno.